Diritto al lavoro

24 giugno 2013 [Ultimo aggiornamento: 4 novembre 2015 12:24]

I livelli occupazionali

La presenza di limitazioni funzionali ha un forte impatto sull’esclusione dal mondo lavorativo.

Il 44,0% delle persone di 15-64 anni con limitazioni funzionali gravi o lievi, invalidità permanenti o malattie croniche gravi risulta occupato, contro il 55,1% registrato per l’intera popolazione della stessa fascia di età. Tale percentuale scende però al 19,7% nel caso di limitazioni funzionali gravi, rispetto al 46,9% di chi a limitazioni funzionali lievi, invalidità o cronicità gravi. In sostanza, meno di una persona su cinque con grave menomazione lavora.
Inoltre, le persone con limitazioni funzionali gravi che sono inattive rappresentano una quota più che doppia rispetto a quella osservata nell’intera popolazione (quasi il 70% contro circa il 31%).

Persone con limitazioni funzionali, invalidità o cronicità gravi Popolazione residente in Italia 2012-2013
CONDIZIONE LAVORATIVA Persone con limitazioni funzionali gravi Persone con limitazioni funzionali lievi, invalidità o patologie croniche gravi Totale
Occupato 19,7 46,9 44,0 55,1
In cerca di occupazione 10,5 12,9 12,6 14,0
Ritirati dal lavoro/Inabili al lavoro 46,0 20,1 22,9 6,9
Altri inattivi 23,9 20,1 20,5 24,0
TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0

 

Soffermandoci sulle differenze di genere, risulta occupato il 52,5% degli uomini con limitazioni funzionali gravi o lievi, invalidità permanenti o malattie croniche gravi (64,6% nella popolazione totale) a fronte del 35,1% delle donne (45,8% nell’intera popolazione).

(Fonti: ISTAT, “Inclusione sociale delle persone con limitazioni funzionali, invalidità o cronicità gravi. Anno 2013”, luglio 2015)

L’attuazione della Legge 68

Dalla VII Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 68/99 relativa al biennio 2012-2013 emerge, al 31 dicembre 2013, una riduzione del numero delle persone con disabilità iscritte agli elenchi unici provinciali del collocamento obbligatorio. Il valore registrato si assesta sulle 676.775 persone iscritte, al di sotto quindi della soglia delle 700.000 unità come si era verificato unicamente nel 2011. Gli iscritti risiedono in prevalenza nel Sud e nelle Isole.

Osservando i dati sulle iscrizioni avvenute solo nel corso dei singoli anni, trova conferma l’andamento già evidenziato, che colloca il 2013 ai valori minimi registrati dall’introduzione del collocamento mirato (68.020 iscritti; erano 65.795 nel 2011).

Dal punto di vista della composizione di genere, non solo le donne con disabilità iscritte al 31 dicembre 2013 risultano numericamente inferiori agli uomini (47,2%), ma la contrazione del numero delle iscrizioni coinvolge in misura maggiore l’universo femminile. Il numero delle iscritte risulta complessivamente più consistente al Sud e nelle Isole rispetto alle altre ripartizioni geografiche (coerentemente con il dato delle iscrizioni complessive). Ma solo al Centro le iscritte appaiono numericamente superiori agli uomini (oltre il 53% in entrambi gli anni).

Il numero degli avviamenti delle persone con disabilità sancisce nel 2012 e 2013 la ripresa di un trend negativo che aveva precedentemente determinato il minimo storico nel 2009 (20.830) e che porta gli avviamenti di persone con disabilità a 18.295 a fine 2013. Risulta quindi evidente come, sotto gli effetti della crisi congiunturale, gli strumenti di protezione e inclusione lavorativa delle persone con disabilità dimostrino una ancora maggiore debolezza.
In un’ottica di genere, gli avviamenti interessano le donne con disabilità in misura inferiore rispetto agli uomini in tutte le ripartizioni geografiche. Inoltre, il calo degli avviamenti tra le due annualità colpisce in maniera più acuta le donne (i cui avviamenti diminuiscono complessivamente del 6% contro il 3% degli uomini).

Il rapporto percentuale fra gli avviati e i nuovi iscritti nel corso di ogni singolo anno rappresenta un indicatore utile a fotografare l’influenza della congiuntura economica sull’applicazione della normativa. Esso, infatti, ci restituisce il dato sul numero degli avviati in un determinato anno ogni 100 nuovi iscritti nel corso del medesimo anno (nonostante i due aggregati non coincidano necessariamente, poiché una persona iscritta oggi può risultare avviata anche negli anni successivi). Tale rapporto è pari al 25,7% nel 2012 e al 26,9% nel 2013. Laddove, nel biennio immediatamente precedente, lo stesso rapporto era apparso più favorevole, arrivando nel 2010 quasi al 27% e nel 2011 addirittura al 33,5%.

L’articolazione per modalità di avviamento (chiamata numerica, richiesta nominativa, convenzione) evidenzia una prevalenza dell’utilizzo della convenzione.

Tabella 1 – Iscritti al 31/12, Iscritti dal 1° gennaio al 31 dicembre, Avviamenti (anni 2008-2013)

Iscritti al 31/12 Iscritti nell’anno Avviamenti
2008 721.827 99.515 28.306
2009 706.568 83.148 20.830
2010 743.623 83.000 22.360
2011 644.029 65.795 22.023
2012 728.326 74.375 19.114
2013 676.775 68.020 18.295

 

Il rapporto tra risoluzioni e assunzioni registrate nel corso di ogni singolo anno migliora nel passaggio dal 2012 al 2013 (circa 1 risoluzione ogni 2 assunzioni nel 2012 a fronte di 1 ogni 3 nel 2013), ma risulta sensibilmente peggiorato nel confronto con il 2008 (quando si registrava 1 risoluzione ogni 5 assunzioni).

Per entrambe le annualità le risoluzioni riguardano le donne con disabilità intorno al 43% dei casi.

Come dichiarato nella stessa Relazione al Parlamento, le informazioni disponibili non permettono tuttavia di definire le motivazioni delle interruzioni registrate: se esse siano determinate da cause riconducibili al lavoratore o siano conseguenza di un avviamento non andato a buon fine dal punto di vista del datore di lavoro.

Tabella 2 – Assunzioni e Risoluzioni (anni 2008-2013)

Assunzioni Risoluzioni
2008 34.585 7.132
2009 27.042 4.403
2010 20.793 5.304
2011 19.605 5.124
2012 15.680 7.671
2013 18.163 5.538

 

La Relazione offre anche i dati relativi alle quote di riserva, ossia indica i posti che le aziende pubbliche e private dovrebbero riservare alle assunzioni di persone con disabilità.

Nel biennio 2012-2013 si registra una contrazione delle quote di riserva, tanto nel settore privato (da 158.295 posti a 117.136) quanto in quello pubblico (da 76.770 a 69.083). Su tali dati incide sicuramente il maggior numero di mancate risposte fornite dalle province nel passaggio dal 2012 al 2013. Tuttavia, mentre nel settore privato registriamo anche un decremento dei posti disponibili: dai 41.304 del 2012 ai 26.739 del 2013, nelle imprese pubbliche si evidenzia invece un significativo incremento dei posti calcolati come scoperti (pari a 14.499), pur in presenza di un numero maggiore di province non rispondenti (30%).

Tabella 2 – Quota di riserva, Posti disponibili e Tasso posti disponibili (anni 2008 e 2013)

Quota di riserva Posti disponibili Tasso posti disponibili
Privato Pubblico Privato Pubblico Privato Pubblico
2008 244.804 67.456 64.866 13.344 26,5% 19,8%
2009 209.443 60.717 52.638 14.886 25,1% 24,5%
2010 228.709 74.741 48.375 13.863 21,2% 18,5%
2011 143.532 34.165 28.784 8.591 20,1% 25,1%
2012 158.295 76.770 41.304 12.989 26,1% 16,9%
2013 117.136 69.083 26.739 14.499 22,8% 21,0%

 

Nell’attuale fase di contrazione economica e di crisi aziendali si segnala anche il ricorso all’istituto della sospensione temporanea degli obblighi occupazionali. Nel corso del 2012, sono state autorizzate 4.272 sospensioni temporanee (pari al 97% delle richieste), che hanno interessato 12.291 posizioni lavorative delle quote di riserva nelle imprese richiedenti. L’anno successivo, a fronte di un numero maggiore di autorizzazioni (4.683 totali, pari al 95% delle richieste), si è registrata invece a una riduzione del numero delle posizioni interessate (10.348).

Alle sospensioni temporanee si aggiungono gli esoneri parziali, concessi a quei datori di lavoro che non possono occupare l’intera percentuale di persone con disabilità prevista dalla legge in ragione di particolari condizioni, quali la faticosità delle prestazioni lavorative, la pericolosità connaturata al tipo di attività, le modalità di svolgimento dell’attività lavorativa e l’assenza di mansioni compatibili con le condizioni di disabilità e con le capacità lavorative degli aventi diritto. Le pratiche autorizzate negli anni 2012 e 2013 sono state rispettivamente 2.280 e 2.401 (pari al 98% e al 97% delle richieste), per un numero di posti per persone con disabilità pari rispettivamente a 6.214 e 6.387.

Risibile risulta il numero delle sanzioni comminate. Le sanzioni per il ritardato invio del prospetto informativo ammontano a 23 in entrambe le annualità. Le sanzioni per ritardato adempimento degli obblighi di assunzione ammontano a 150 nel 2012 e a 159 nel 2013. Tuttavia, su tali dati incide l’elevato numero delle mancate risposte: circa il 32% nel 2012, aumentate al 42% nell’anno successivo.

Tanto gli esoneri parziali concessi quanto le irregolarità rilevate nell’invio del prospetto informativo e/o nel ritardato adempimento degli obblighi di assunzione comportano per i datori di lavoro privati e gli enti pubblici economici il versamento di specifici contributi (nel primo caso) e di determinate sanzioni (nel secondo caso) che vanno ad alimentare i relativi Fondi regionali per l’occupazione dei disabili. Per quanto concerne invece i responsabili dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni, in caso di violazioni della normativa, si applicano le sanzioni specifiche del settore di loro appartenenza e dunque le sanzioni penali, amministrative e disciplinari previste dalle norme sul pubblico impiego.
In proposito la relazione al Parlamento non fornisce indicazioni relative né all’ammontare dei versamenti che confluiscono nei vari Fondi Regionali, né il numero e il tipo di sanzioni comminate ai dirigenti pubblici.

Infine, in un contesto produttivo come quello italiano caratterizzato da una percentuale maggioritaria di piccole aziende non soggette all’obbligo di assunzione ex lege 68 (con un numero di dipendenti inferiore a 15), è importante considerare anche il numero degli avviamenti imputabili a tali aziende. Nel biennio 2012-2013 questi avviamenti hanno registrato una contrazione che va a interrompere la crescita evidenziata nel 2010-2011, in coerenza peraltro con la riduzione complessiva degli avviamenti registrati nel biennio. È comunque degno di nota il fatto che, nel 2013, il peso degli avviamenti delle aziende non in obbligo sul totale degli avviamenti realizzati si assesti al di sopra dell’11%.

(Fonti: Ministero del lavoro e delle politiche sociali, “Settima relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge 12 marzo 1999, n. 68 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”. Anni 2012-2013”, agosto 2014)

Una difficile inclusione

Il mercato del lavoro italiano risulta deficitario non solo nella capacità di includere, ma anche di garantire il mantenimento del posto di lavoro. Meno di una persona con Sindrome di Down su 3 lavora dopo i 24 anni, e il dato scende al 10% tra le persone con autismo con più di 20 anni. Parallelamente, meno della metà delle persone con Sclerosi Multipla tra i 45 e i 54 anni è occupata (49,5%), a fronte del 12,9% di disoccupati e del 23,5% di pensionati.

(Fonti: Fondazione Serono, Censis, “I Bisogni ignorati delle persone con disabilità”, ottobre 2012)

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