Spesa sociale
1 luglio 2013 [Ultimo aggiornamento: 11 gennaio 2016 19:10]
La spesa sociale dei Comuni
Nel 2012 i Comuni italiani, singoli o associati, hanno speso per interventi e servizi sociali sui territori poco meno di 7 miliardi di euro (6.982.391.861 euro). Un dato che, per il secondo anno consecutivo, risulta in calo rispetto all’anno precedente (erano 7.027.039.614 euro nel 2011 e 7.126.891.416 euro nel 2010).
Ai 6.982.391.861 euro della spesa sociale comunale, finanziata per il 67,2% dai Comuni stessi con risorse proprie, si deve poi aggiungere la compartecipazione degli utenti al costo delle prestazioni (pari a 993.490.531 euro) e la compartecipazione del Servizio Sanitario Nazionale per le prestazioni sociosanitarie erogate dai Comuni o dagli enti associativi (pari a 1.171.498.752 euro).
La contrazione della spesa sociale, registrata fra il 2010 e il 2012, è sintetizzabile nella tabella seguente, in cui si evidenzia come l’unica componente a crescere sia quella relativa alla compartecipazione degli utenti al costo delle prestazioni:
2010 |
2011 |
2012 |
Variazione 2010-2012 |
|
Spesa sociale comunale |
7.126.891.416 |
7.027.039.614 |
6.982.391.861 |
-2,0% |
Compartecipazione degli utenti |
966.862.361 |
965.170.740 |
993.490.531 |
+2,8% |
Compartecipazione del SSN |
1.220.840.949 |
1.179.962.175 |
1.171.498.752 |
-4,0% |
TOTALE |
9.314.594.726 |
9.172.172.529 |
9.147.381.144 |
-1,8% |
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT
La spesa comunale media per abitante, diminuita nel 2011 per la prima volta dall’inizio della rilevazione, è tornata a crescere nel 2012 assestandosi sul valore di 117,3 euro, di pochi centesimi inferiore a quello calcolato nel 2010 (117,8). Notevoli permangono le differenze territoriali: dai 277,1 euro per abitante della Valle d’Aosta ai 24,6 euro della Calabria (nel 2011 la spesa procapite più alta era stata registrata nella Provincia Autonoma di Trento pari a 282,5 euro, mentre la più bassa era stata sempre appannaggio della Calabria con 25,6 euro). Al di sopra della media nazionale si collocano gran parte delle Regioni del Centro-Nord e la Sardegna, mentre il Sud presenta i livelli più bassi di spesa media pro-capite (51,3 euro), meno di un terzo rispetto a quella del Nord-Est (159,4 euro).
Il welfare locale trova copertura, come è noto, da trasferimenti nazionali e da risorse della finanza locale. In proposito, anche in questo aspetto il Mezzogiorno segue una tendenza diversa dal resto del Paese. In quest’area le risorse proprie dei Comuni coprono percentuali delle spese per il welfare locale inferiori alla media nazionale. In sintesi aggiungono meno risorse ai trasferimenti nazionali (Fondo Nazionale per le Politiche Sociali) rispetto ai Comuni del Nord e del Centro, che invece integrano maggiormente con risorse proprie i fondi nazionali ripartiti a livello locale. Ne risulta che nel Mezzogiorno, dove il welfare locale risulta finanziato in misura maggiore dai trasferimenti statali, i tagli derivanti da scelte di finanza pubblica rischiano di tradursi più direttamente in un contenimento delle risorse impiegate in questo settore, accentuando ulteriormente i già rilevanti differenziali territoriali.
La spesa sociale dei Comuni singoli e associati viene impiegata per il 38,9% in interventi e servizi, per il 35,7% in strutture e per il 25,4% in trasferimenti in denaro.
(Fonti: ISTAT, “Indagine censuaria sugli interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli e associati. Anno 2012”, agosto 2015)
La spesa per la disabilità
Alla disabilità viene destinato il 24,3% della spesa sociale comunale, pari a 1.694.995.506 euro, in crescita del 4,0% rispetto al 2011 (1.630.043.404 euro), per un valore di 2.990 euro per abitante con disabilità (erano 2.886 euro nel 2011). Tra le diverse ripartizioni geografiche, sono il Centro e il Sud a evidenziare la più bassa percentuale di spesa rivolta alle persone con disabilità sul totale della spesa sociale della ripartizione (entrambe con un valore intorno al 21,5%). E sono le Regioni del Sud a dichiarare la più bassa spesa per persona con disabilità (880 euro), evidenziando una significativa distanza rispetto alle altre ripartizioni geografiche (dai 5.302 euro del Nord-Est ai 3.282 euro delle Isole).
Se osserviamo il dettaglio regionale della spesa sociale procapite per disabilità, vediamo che al primo posto si colloca la Provincia Autonoma di Bolzano con 21.628 euro a persona con disabilità, un importo quasi doppio rispetto a quello calcolato per la Provincia Autonoma di Trento (12.417 euro), che la segue immediatamente in classifica. Importi di gran lunga superiori alla media nazionale (2.990 euro) si riscontrano anche in Sardegna (8.517 euro) e Friuli Venezia Giulia (7.604 euro). Al contrario, la spesa più bassa per persona con disabilità viene registrato in Valle d’Aosta (307 euro) e subito prima in Calabria (469 euro).
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT
Ma le differenze tra le Regioni non si esauriscono in termini di entità di spesa, difformità territoriali si riscontrano anche rispetto alle diverse tipologie di prestazioni erogate e ai diversi livelli di presa in carico.
A livello nazionale, fra i principali interventi e servizi erogati per quest’area di utenza, si rileva il sostegno socio-educativo scolastico, che assorbe il 21,3% della spesa per disabilità, i centri diurni e le altre strutture di supporto a ciclo diurno (20,1%), le strutture residenziali (16,7%) e l’assistenza domiciliare (13,8%).
Principali prestazioni erogate |
Spesa comunale |
Distribuzione % |
Sostegno socio-educativo scolastico |
361.332.815 |
21,3 |
Centri diurni e altre strutture comunali di supporto a ciclo diurno e contributi comunali per utenti di strutture semiresidenziali private |
340.387.375 |
20,1 |
Strutture residenziali comunali e rette e contributi comunali per utenti di strutture residenziali private |
282.840.596 |
16,7 |
Assistenza domiciliare socio-assistenziale |
142.358.118 |
8,4 |
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT
Concentrandoci su alcune tipologie di prestazioni, possiamo constatare che a livello nazionale la spesa comunale per l’assistenza domiciliare rivolta alle persone con disabilità (233.972.011 euro) continua a essere inferiore a quella destinata alle strutture residenziali (282.840.596 euro), a cui si deve aggiungere la compartecipazione degli utenti (51.372.648 euro, per una compartecipazione media per utente pari a 2.141 euro, in calo rispetto al 2011) e quella del SSN (90.364.400 euro). Tuttavia, osservando i dati disaggregati per ripartizione geografica, emergono modelli di intervento significativamente diversi: al Nord la spesa comunale in residenzialità risulta molto più elevata di quella per gli interventi domiciliari; al Centro, al Sud e nelle Isole si registra una distribuzione diametralmente opposta, a vantaggio della domiciliarità.
Guardando inoltre dentro i singoli interventi e servizi, la spesa media per utente con disabilità varia notevolmente: per esempio si registrano 3.666 euro annue per utente in assistenza domiciliare socio-assistenziale contro gli 11.788 euro in struttura residenziale (a cui va aggiunta la compartecipazione degli utenti e del SSN).
(Fonti: ISTAT, “Indagine censuaria sugli interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli e associati. Anno 2012”, agosto 2015)
Nel 2012 sono complessivamente 263.048 le persone con disabilità e non autosufficienza ospiti dei presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari, pari al 71,6% del numero complessivo di ospiti (parliamo dei cosiddetti istituti, RSA, comunità, strutture di tipo familiare).
Di questi: 2.658 sono minori con disabilità e disturbi mentali dell’età evolutiva; 49.536 sono adulti con disabilità e patologia psichiatrica; 210.854 sono anziani non autosufficienti. Dunque poco più dell’80% degli ospiti con disabilità e non autosufficienza presenti nelle strutture residenziali sono anziani non autosufficienti.
In particolare, possiamo rilevare che nel 92,7% dei casi gli anziani non autosufficienti sono ospiti di strutture che integrano le funzioni di assistenza sociale con interventi di carattere sanitario. E nell’84,6% dei casi si tratta di anziani cui viene garantito un livello di assistenza sanitaria medio-alto, ossia trattamenti medico-sanitari estensivi per la non autosufficienza (livello medio) o intensivi per il supporto delle funzioni vitali (livello alto). Possiamo quindi parlare per lo più di anziani che si trovano in condizioni di gravità. E che nel 97,6% dei casi sono ospiti di strutture che non riproducono le condizioni di vita familiari e potrebbero quindi risultare potenzialmente segreganti.
Da un punto di vista territoriale, oltre il 60% del numero complessivo di ospiti adulti con disabilità e anziani non autosufficienti si concentra in quattro Regioni: Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna.
(Fonti: ISTAT, “I presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari. Anno 2013”, dicembre 2015)
Tornando all’analisi dei servizi e interventi sociali erogati dai Comuni singoli e associati nell’area disabilità, possiamo individuare significative differenze territoriali anche in termini di livelli di presa in carico delle persone con disabilità. Lo studio calcola tale indicatore in riferimento ad alcuni tipi di prestazioni domiciliari: l’assistenza domiciliare socio-assistenziale, l’ADI (assistenza domiciliare integrata con i servizi sanitari) e i voucher, assegni di cura e buoni socio-sanitari. Mediamente, in Italia, le persone con disabilità che usufruiscono dell’assistenza domiciliare socio-assistenziale sono 7 su 100. Dell’ADI sono 2 su 100. Dei voucher, assegni di cura e buoni socio-sanitari sono 4 su 100.
In questo caso, tuttavia, le variazioni riflettono principalmente le politiche regionali, piuttosto che il tradizionale divario Nord-Sud. La Sardegna, per esempio, mostra alcuni indicatori di presa in carico decisamente superiori alla media nazionale: 40 disabili su 100 beneficiano del servizio di assistenza domiciliare socio-assistenziale e 20 su 100 di voucher, assegni di cura e buoni socio-sanitari.
Per quanto riguarda invece le soluzioni alternative all’assistenza domiciliare, nelle strutture residenziali gli utenti con disabilità a livello di ripartizione variano dallo 0,6% del Sud al 10,7% del Nord-Est, per una media in Italia di 4 utenti su 100.
Tipologia di prestazioni | Indicatore di presa in carico |
Assistenza domiciliare socio-assistenziale | 6,9 disabili su 100 |
Assistenza domiciliare integrata con servizi sanitari (ADI) | 1,9 disabili su 100 |
Voucher, assegno di cura, buono socio-sanitario | 4,0 disabili su 100 |
Strutture residenziali | 4,2 disabili su 100 |
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT
(Fonti: ISTAT, “Indagine censuaria sugli interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli e associati. Anno 2012”, agosto 2015)
Confronto europeo
Secondo i dati Eurostat, nel 2012, l’Italia ha destinato alla spesa in protezione sociale (che comprende la spesa in Sanità, Previdenza e Assistenza) 454 miliardi di euro pari al 29% del proprio prodotto interno lordo, valore al di sopra della media europea (UE a 28) pari al 28,3% del PIL. All’interno di questa spesa esistono, tuttavia, forti disomogeneità rispetto alle diverse voci di destinazione. L’Italia è il secondo Paese (preceduto dalla Lettonia) per pensioni di anzianità e vecchiaia, voce che assorbe il 52,7% della spesa per protezione sociale contro la media europea del 40,6%. Mentre è la penultima per la voce Famiglia e minori con il 4,8% (la media europea è 7,8%).
In questo quadro, la spesa destinata alle persone con disabilità, nel 2012, è stata pari in Italia al 5,8% della spesa complessiva in protezione sociale, a fronte del 7,4% della media europea, collocandoci tra i Paesi con le percentuali più basse di spesa destinata alla disabilità. A spendere percentualmente meno dell’Italia sono solo Grecia, Irlanda, Malta e Cipro. Si tratta di pensioni di invalidità, contributi per favorire l’inserimento lavorativo, servizi finalizzati all’assistenza e all’integrazione sociale e strutture residenziali. Prestazioni che pesano solo per l’1,7% sul nostro prodotto interno lordo.
In particolare, secondo i dati Eurostat, tra il 2004 e il 2012 nel nostro Paese la spesa per disabilità è passata da 21,2 miliardi di euro a 26,2 miliardi di euro, con un incremento in termini reali superiore al 20%. Eppure la spesa procapite italiana (430,07 euro), se messa a confronto con i principali Paesi europei, si attesta su livelli piuttosto contenuti, considerevolmente più bassa rispetto a ciò che si registra in Francia (595,32) e in Germania (742,92), oltre che nell’area scandinava (in Svezia è pari a 1.220,30), e di poco superiore rispetto alla Spagna (425,72).
(Fonti: Eurostat, “Database on-line”, luglio 2015)
Come si compone la spesa in protezione sociale rivolta alla disabilità
Sulla base dei dati diffusi dall’ISTAT a maggio 2015 sui conti della protezione sociale, possiamo analizzare la composizione della spesa per prestazioni rivolte alla disabilità.
Per il 2014 si calcola, in Italia, una spesa in prestazioni di protezione sociale per la disabilità pari a circa 26 miliardi di euro. Di questi il 77% è di natura assistenziale (circa 20 miliardi di euro) e il 23% di natura previdenziale (6 miliardi di euro).
Considerando il complesso della spesa in protezione sociale per disabilità, essa si compone per la quasi totalità (94,2%) di trasferimenti in denaro (pensioni, assegni, rendite, indennità ecc.), mentre il restante 5,8% è destinato a beni e servizi in natura (servizi socio-assistenziali e socio-educativi, strutture residenziali ecc.)
Settori di intervento |
In milioni di euro |
% |
Assistenza | ||
Prestazioni in denaro (pensioni, assegni, indennità civili e di guerra) |
18.474,00 |
71,1 |
Prestazioni in natura (beni e servizi) |
1.510,00 |
5,8 |
Totale Assistenza |
19.984,00 |
76,9 |
Previdenza | ||
Prestazioni in denaro (pensioni e rendite; es.: invalidità per lavoro, servizio, pensionabile INPS e altri enti) |
6.006,00 |
23,1 |
Totale Previdenza |
6.006,00 |
23,1 |
Totale Spesa in protezione sociale per disabilità |
25.990,00 |
100,0 |
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT aggiornamento maggio 2015
Vale la pena sottolineare che la componente previdenziale della spesa in protezione sociale ha, per definizione, una natura giuridica e un’origine finanziaria totalmente diversa dalla componente assistenziale. Le prestazioni previdenziali, che sono un diritto soggettivo, derivano infatti da versamenti e accantonamenti di natura contributiva connessi allo svolgimento di attività lavorativa subordinata o autonoma. Al contrario, l’origine finanziaria della componente assistenziale deriva dalla fiscalità ordinaria ed è il risultato di scelte politiche variabili nel tempo.
(Fonti: ISTAT, “Dati.Istat”, maggio 2015)
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