Diritto all’istruzione
1 luglio 2013 [Ultimo aggiornamento: 13 gennaio 2017 17:44]
Alunni con disabilità
Nell’anno scolastico 2014/2015 gli alunni con disabilità delle scuole statali e non statali di tutti gli ordini e gradi sono 234.788, pari al 2,7% del numero complessivo degli alunni frequentanti. La quota maggioritaria è presente nella scuola primaria (37,0%) e nella scuola secondaria di primo grado (28,5%).
Gli alunni con disabilità frequentano nella grande maggioranza dei casi (93,2%) le scuole statali, e solo per il 6,8% le scuole non statali; fa eccezione la scuola dell’infanzia, dove si registra una presenza più diffusa degli alunni con disabilità nelle scuole non statali (28,6%).
Complessivamente gli alunni con disabilità frequentano le scuole statali in misura maggiore rispetto a quanto registrato per gli alunni totali (93,2% vs 87,6%), e la loro incidenza percentuale sul totale degli alunni risulta mediamente più elevata nelle scuole statali (2,8% vs 1,5% per le scuole non statali).
Infanzia |
Primaria |
Sec. I grado |
Sec. II grado |
Totale |
|
Alunni con disabilità |
22.319 |
86.985 |
66.863 |
58.621 |
234.788 |
Distribuzione percentuale |
9,5% |
37,0% | 28,5% | 25,0% |
100,0% |
Incidenza sugli alunni totali |
1,4% |
3,1% | 3,8% | 2,2% |
2,7% |
Frequenza delle scuole statali |
71,4% |
94,3% | 96,0% | 97,0% |
93,2% |
Fonte: nostra elaborazione su dati MIUR
Gli alunni con disabilità sono distribuiti differentemente sul territorio italiano: la loro incidenza percentuale sul totale degli alunni oscilla fra il 2,5% del Nord Est e il 2,9% nel Centro. Significative anche le variazioni tra le Regioni: dal 2,0% della Basilicata al 3,3% dell’Abruzzo.
(Fonti: MIUR, “L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità – A.S. 2014/2015”, novembre 2015)
L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità
Nonostante la presenza in Italia di una legislazione avanzata in termini di inclusione scolastica, le risorse dedicate alle attività di sostegno e integrazione degli alunni con disabilità nella scuola ordinaria risultano spesso inadeguate.
Nell’anno scolastico 2015-2016 sono circa 156 mila gli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado. Nell’ambito di questa quota, si stima che, nel corso degli anni, oltre l’8% delle famiglie di alunni con disabilità della scuola primaria e oltre il 5% di quelle della scuola secondaria di primo grado abbiano presentato ricorso al Tribunale civile o amministrativo per ottenere un aumento delle ore di sostegno.
Nel Mezzogiorno gli alunni con disabilità risultano più svantaggiati. Per entrambi gli ordini scolastici la quota di famiglie che ha fatto ricorso per le ore di sostegno è più del doppio rispetto a quella del Nord (nella scuola primaria rispettivamente 12,4% e 5%; nella scuola secondaria di primo grado rispettivamente 9,1% e 2%).
Al fine della realizzazione del progetto individuale è molto importante garantire la continuità del rapporto tra insegnante di sostegno e alunno con disabilità, non solo nel corso dell’anno scolastico ma anche per l’intero ciclo di studi. Ciò, tuttavia, non sempre avviene: gli alunni con disabilità che hanno cambiato insegnante di sostegno nel corso dell’anno scolastico sono il 15,9% nella scuola primaria e il 18,8% nella scuola secondaria di primo grado. Dati in crescita rispetto a quelli registrati nella precedente annualità (rispettivamente il 14,7% e 16,5%).
Le percentuali aumentano drasticamente se si analizzano i cambiamenti di insegnante di sostegno rispetto all’anno scolastico precedente: il 41,6% degli alunni con disabilità nella scuola primaria e il 35,9% di quelli nella scuola secondaria di primo grado.
In entrambi gli ordini scolastici, gli insegnanti di sostegno svolgono prevalentemente attività di tipo didattico (per l’80,6% degli alunni con disabilità nella scuola primaria e per l’82,8% nella scuola secondaria di primo grado) anche se per una quota (pari al 15,6% nella primaria e al 12,9% nella secondaria) svolgono prevalentemente attività di mediazione e per circa il 3% (in entrambi gli ordini) prevalentemente attività di tipo assistenziale, che dovrebbero invece essere di pertinenza di altre figure professionali, come l’assistente educativo culturale o ad personam (AEC). Il supporto didattico fornito dall’insegnante di sostegno dovrebbe, infatti, essere accompagnato, laddove l’alunno non sia autonomo, dalla presenza di figure professionali, fornite dagli enti locali, che supportino la socializzazione e l’autonomia del singolo.
Nelle scuole primarie, si stima che il 20,4% degli alunni con disabilità non sia autonomo in almeno una delle attività indagate (spostarsi, mangiare, andare al bagno) e che il 7,8% non lo sia in tutte e tre le attività; nelle scuole secondarie di primo grado tali quote sono rispettivamente del 14,8% e del 5,8%. Nel Mezzogiorno si riscontra una maggiore presenza di alunni con limitazioni nell’autonomia rispetto al resto d’Italia mentre la quota più bassa si registra nelle Regioni del Nord.
Mediamente gli alunni con disabilità non autonomi in tutte le attività considerate dispongono di 13,2 ore settimanali di assistenza nelle scuole primarie e di 12,5 ore in quelle secondarie di I grado. Per gli alunni con maggiori livelli di autonomia le ore medie scendono a meno di 10 in entrambi gli ordini scolastici.
Al Sud gli alunni con disabilità possono contare solo sull’insegnante di sostegno. Con riferimento, infatti, alle ore settimanali di sostegno assegnate in media all’alunno con disabilità, si evidenziano differenze territoriali per entrambi gli ordini scolastici, con un numero di ore maggiore nelle scuole del Mezzogiorno (16,1 ore medie settimanali nella scuola primaria e 13,2 nella scuola secondaria di primo grado, in confronto rispettivamente a 12,5 e 10,1 ore medie settimanali registrate al Nord). Al contrario, gli alunni delle scuole primarie non autonomi in tutte le attività considerate ricevono nel Mezzogiorno una media di 11,5 ore settimanali di AEC, contro rispettivamente le 14,5 e le 13,8 del Centro e del Nord (non si riscontrano invece differenze territoriali significative per quello che riguarda le scuole secondarie di primo grado).
In riferimento all’accessibilità, continua a essere elevata la quota di plessi scolastici che presentano barriere architettoniche, con una situazione di maggior svantaggio per le Regioni del Mezzogiorno. È, infatti, quest’ultima la ripartizione geografica che presenta la percentuale più bassa di scuole con servizi igienici a norma (69,2% di scuole primarie e 74,5% di secondarie di primo grado) e con scale a norma (73% di scuole primarie; mentre per le scuole secondarie la percentuale più alta si registra nel Centro con l’81,1%). All’opposto il Nord ha la percentuale più elevata di scuole con scale a norma (81,3% nelle scuole primarie e 85,7% nelle secondarie) e con servizi igienici a norma (81,6% nelle primarie e 84,2% nelle secondarie).
Le scuole risultano poco accessibili su tutto il territorio nazionale se si considera la presenza di segnali visivi, acustici e tattili per favorire la mobilità all’interno della scuola degli alunni con disabilità sensoriali: possiedono mappe a rilievo e/o percorsi tattili interni solo il 26,5% di scuole primarie e il 27,5% di secondarie di primo grado del Nord, percentuali che scendono nel Mezzogiorno al 15,4% in entrambi gli ordini. Lo stesso accade se si fa riferimento più in generale alla presenza di percorsi interni ed esterni accessibili: sono presenti nel 49,4% di scuole primarie del Nord contro il 39,8% di quelle del Mezzogiorno; la stessa tendenza si registra nelle scuole secondarie di primo grado in cui le percentuali sono rispettivamente del 50,1% e 42,3%.
Nel corso dell’anno scolastico 2015-2016 solo il 15% delle scuole primarie e secondarie di primo grado ha effettuato dei lavori per migliorare l’accessibilità dell’edificio, mentre circa il 20% delle scuole di entrambi gli ordini non ha effettuato tali lavori pur dichiarando di averne bisogno.
Il tema dell’accessibilità non riguarda però solo la presenza/assenza di barriere architettoniche, ma investe anche gli strumenti di comunicazione e informazione: la tecnologia può svolgere infatti una funzione di “facilitatore” nel processo di inclusione scolastica dell’alunno con disabilità. Tuttavia, circa un quarto delle scuole primarie e secondarie di primo grado non ha postazioni informatiche destinate alle persone con disabilità.
Quando presenti, esse sono situate prevalentemente in laboratori dedicati (57,7% delle scuole primarie e 54,8% delle scuole secondarie di primo grado). Meno frequente la presenza di postazioni informatiche adattate nelle classi degli alunni con disabilità (40% nelle primarie e 36,7% nelle secondarie di primo grado), mentre la percentuale di scuole con postazioni informatiche adattate in aule specifiche per il sostegno è del 34% nelle scuole primarie e del 49,7% nelle secondarie di primo grado.
Complessivamente ben il 34,6% degli alunni con disabilità non può contare su alcun ausilio didattico messo a disposizione dalla scuola.
Il processo d’inclusione scolastica dovrebbe prevedere una completa partecipazione dell’alunno con disabilità a tutte le attività della classe, anche se tale partecipazione potrebbe implicare a volte una maggiore complessità organizzativa.
Dall’indagine emerge che gli alunni con disabilità non trascorrono tutto il loro tempo scolastico all’interno della classe: in media 3,5 ore settimanali per la scuola primaria e 4,1 per quella secondaria vengono trascorse al di fuori della classe. E questo dato cresce drasticamente nel caso degli alunni con minori livelli di autonomia (nello spostarsi, nel mangiare e nell’andare in bagno): in media 7,1 ore settimanali per la scuola primaria e 9,2 per quella secondaria di primo grado.
Nel Nord gli alunni con disabilità trascorrono al di fuori della classe un numero maggiore di ore, in entrambi gli ordini considerati e in riferimento a tutti livelli di autonomia.
Per quanto riguarda infine le uscite didattiche brevi e le gite scolastiche: nel primo caso, che non prevede il pernottamento, non partecipano a questo tipo di attività il 4,6% degli alunni con disabilità nella scuola primaria e l’8,1% nella secondaria di primo grado; nel secondo caso invece la partecipazione risulta meno frequente, in particolare nella scuola secondaria di primo grado (non partecipano il 20% degli alunni con disabilità), e si evidenzia una minore partecipazione nel Mezzogiorno.
(Fonti: ISTAT, “L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado. Anno scolastico 2015-2016”, dicembre 2016)
Alunni con disabilità di origine straniera
Nell’anno scolastico 2014-2015 gli alunni stranieri con disabilità delle scuole statali e non statali, di tutti gli ordini e gradi, sono 28.117. Un numero che è aumentato di 1.491 unità rispetto all’anno precedente e che è più che raddoppiato dal 2007-2008 (primo anno in cui è stata effettuata la rilevazione di questi dati), quando si contavano 11.760 alunni con disabilità di cittadinanza non italiana.
La quota maggioritaria è presente nella scuola primaria (42,2%) e nella scuola secondaria di primo grado (29,6%).
Gli alunni stranieri con disabilità frequentano nella grande maggioranza dei casi (94,1%) le scuole statali, e solo per il 5,9% le scuole non statali; fa eccezione rispetto alla media la scuola dell’infanzia, dove la presenza complessivamente più diffusa degli alunni con disabilità fa sì che anche la componente straniera risulti percentualmente più significativa (30,3%).
Rispetto al numero complessivo degli alunni con disabilità (233.486) l’incidenza degli alunni stranieri con disabilità è del 12,0% (era del 6,2% nell’a.s. 2007-2008), con valori sopra la media registrati nella scuola dell’infanzia (15,2%), nella scuola primaria (13,8%) e nella scuola secondaria di primo grado (12,6%).
Se si considera invece l’incidenza percentuale sul totale degli alunni con cittadinanza non italiana (814.187, pari al 9,2% del totale degli alunni), la presenza degli alunni stranieri con disabilità risulta del 3,5% (era del 2,0% nell’a.s. 2007-2008), laddove la percentuale complessiva degli alunni con disabilità sul totale degli alunni è invece pari al 2,6%.
Dal punto di vista della distribuzione territoriale, le Regioni che contano il maggior numero di alunni stranieri con disabilità sono la Lombardia (8.396, pari al 29,9% del totale), il Veneto (3.486), l’Emilia Romagna (3.335), il Lazio (2.699) e il Piemonte (2.338). Cinque Regioni che da sole accolgono oltre il 70% degli alunni con disabilità di cittadinanza non italiana. Una distribuzione che segue nei valori più alti l’andamento della presenza complessiva degli alunni stranieri nelle scuole statali e non statali nei vari contesti regionali. Al contrario, le Regioni che registrano il minor numero di alunni stranieri con disabilità sono il Molise, la Basilicata, la Valle d’Aosta, la Sardegna e la Calabria: tutte con valori inferiori all’1%.
Se invece ci soffermiamo sull’incidenza degli alunni stranieri con disabilità sul totale degli alunni con disabilità, dopo la Lombardia, troviamo l’Emilia Romagna, il Trentino Alto Adige e il Veneto (tutte con valori superiori al 20%). In queste Regioni circa 1 alunno con disabilità su 5 è di cittadinanza non italiana. Viceversa è nel Sud e nelle Isole che si riscontrano le percentuali più basse di alunni stranieri con disabilità in rapporto al numero complessivo di alunni con disabilità (dall’1,5% della Campania al 3,5% della Calabria). E ciò, nonostante la Campania e la Sicilia (rispettivamente ultima e terzultima per incidenza) registrino complessivamente una presenza consistente nelle scuole statali e non statali di ogni ordine e grado sia degli alunni stranieri che degli alunni con disabilità.
(Fonti: Fondazione ISMU, “Alunni con cittadinanza non italiana. La scuola multiculturale nei contesti locali. Rapporto nazionale A.S. 2014-2015”, maggio 2016)
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