La spesa sociale dei Comuni 2016
11 Gennaio 2019 [Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio 2019 15:05]
Il 3 gennaio 2019 è stato pubblicato dall’ISTAT l’ultimo report relativo all’Indagine sugli interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli o associati concernente l’anno 2016.
L’indagine, che viene realizzata a cadenza annuale, si propone di monitorare le risorse impiegate e i servizi e gli interventi sociali attivati a livello locale. La complessità delle informazioni da raccogliere, nonché delle fasi di controllo, correzione e validazione dei dati, comportano, come evidenziato nella nota metodologica dell’ISTAT, tempi piuttosto lunghi. E ciò si ripercuote negativamente sulla tempestività dell’indagine e sul possibile uso dei dati ai fini della programmazione delle politiche sociali, tanto che all’inizio del 2019 ci troviamo ad analizzare dati relativi al 2016, ma ancora provvisori, e quindi suscettibili di possibili successive revisioni. Ne è un esempio il fatto che rispetto ai dati provvisori del 2015 (diffusi a dicembre del 2017) ad oggi risultano ridotte le stime di crescita allora ipotizzate per l’anno considerato.
Da quanto emerge dal report, nel 2016 i Comuni italiani, singoli o associati, hanno speso per interventi e servizi sociali sui territori oltre 7 miliardi di euro, pari allo 0,4% del Prodotto Interno Lordo nazionale. A differenza di quanto registrato nel triennio 2011-2013, si conferma quindi la ripresa iniziata nel 2014, che porta la spesa sociale comunale quasi ai livelli precedenti la crisi economica.
Se è vero che la crescita calcolata tra il 2013 e il 2016 è del 2,8% a livello nazionale, l’incremento si registra in tutte le ripartizioni geografiche ad eccezione del Centro, dove al contrario si evidenzia un decremento significativo, pari al -8,1%. Le altre ripartizioni geografiche crescono tutte con valori superiori alla media nazionale, in primo luogo il Nord-Ovest (+7,1%), ma anche il Sud (+6,8%), dove pur si continuano a registrare condizioni di maggiore svantaggio.
Anche la spesa sociale comunale per abitante, rimasta ferma a livello nazionale a 114 euro procapite dal 2013 al 2015, cresce nel 2016 attestandosi a 116 euro. Notevoli permangono però le differenze territoriali: dai 517 euro per abitante della Provincia Autonoma di Bolzano ai 22 euro della Calabria. Al di sopra della media nazionale si collocano gran parte delle Regioni del Centro-Nord e la Sardegna, mentre il Sud presenta i livelli più bassi di spesa media procapite, pari a 53 euro, meno di un terzo rispetto a quella del Nord-Est (170 euro).
La principale fonte di finanziamento della spesa sociale degli enti territoriali sono le risorse proprie dei Comuni e delle associazioni di Comuni, che coprono il 61,8% della spesa sociale comunale complessiva. Al contrario, il Fondo Nazionale Politiche Sociali (FNPS) ha registrato nel tempo una progressiva flessione rispetto alla sua incidenza sulla copertura della spesa sociale comunale (dal 13% del 2006 al 9% nel 2016)
Tuttavia, nel Mezzogiorno si evidenzia una tendenza diversa rispetto al resto del Paese. In quest’area, le risorse proprie dei Comuni coprono percentuali delle spese per il welfare locale inferiori alla media nazionale e si registra un peso maggiore dei trasferimenti statali rispetto a quanto avviene nel Nord e nel Centro. Ne consegue che le differenze tra le aree geografiche in termini di spesa e disponibilità di servizi sono riconducibili in gran parte alle risorse disponibili sui territori e dipendono maggiormente dai tagli derivanti dalle scelte di finanza pubblica, che rischiano di tradursi più direttamente in un contenimento delle risorse impiegate localmente in questo settore.
Alla disabilità viene destinato, nel 2016, il 25,5% della spesa sociale comunale, pari a 1.796.984.118 euro, per un valore di 2.854 euro per abitante con disabilità (erano 2.736 euro nel 2013). Questa è un’area che ha registrato continui incrementi dall’anno di inizio della rilevazione (2003), compreso nel triennio (2011-2013) in cui la spesa sociale comunale ha subito delle contrazioni. Tuttavia, il ritmo di tale crescita risulta negli ultimi anni più contenuto rispetto al passato.
L’analisi territoriale delle risorse destinate all’area disabilità mette in luce fortissimi squilibri: nel 2016, è sempre il Sud a dichiarare la più bassa spesa per persona con disabilità (864 euro), evidenziando una significativa distanza rispetto alle altre ripartizioni geografiche (dai 5.156 euro del Nord-Est ai 2.787 euro del Centro).
Se osserviamo il dettaglio regionale della spesa sociale procapite per disabilità, vediamo che al primo posto si colloca la Provincia Autonoma di Bolzano con 15.141 euro a persona con disabilità, seguita dal Friuli Venezia Giulia (11.483 euro), dalla Provincia Autonoma di Trento (9.797 euro) e dalla Sardegna (8.846 euro). Al contrario, la spesa più bassa per persona con disabilità viene registrata in Valle d’Aosta (126 euro) e in Calabria (374 euro).
Nel 2016, la spesa sociale comunale destinata alla disabilità è stata impiegata per il 50,5% in interventi e servizi, per il 26,4% in trasferimenti in denaro e per il 23,1% in strutture residenziali e semiresidenziali.
Per maggiori dettagli e approfondimenti è possibile consultare il nostro Focus sulla Spesa sociale.
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